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martedì 31 luglio 2012

Bosco Martese e Cascata della Morricana


A137 Km da Bolognano, 97 Km da Pescara e 35 Km da Teramo è una delle più belle foreste dell'Abruzzo di faggi e abeti. Percorso a piedi o in Mountain Bike in estate;  in sci da fondo o racchette da neve in inverno. La più grande selva della Laga si distende nel versante orientale del massiccio tra i valloni della Cavata e della Morricana. E' un luogo ideale per la raccolta dei funghi porcini.




Si arriva passando per Ascoli Piceno (Valle Castellana), meglio che da Teramo,  e si arriva al valico del Ceppo, miglior punto di accesso al Bosco Martese. Il valico si trova a 1324 metri slm. Dal piazzale del valico si prosegue sulla strada asfaltata che entra nel bosco di abeti e raggiunge in un Km il campeggio ed un bivio. Qui si va a destra, a piedi attraverso una strada sterrata pianeggiante, lunga quasi 6 km, che consente di attraversare la parte più suggestiva della foresta. Con lievi saliscendi si superano alcuni profondi valloni e si passa accanto al piccolo rifugio della Fonte dei guardaboschi. Dopo un bel tratto tra splenditi esemplari di abete bianco, si raggiungee la fine della strada da cui un sentiero scende alle prese dell'Enel. Tra andata e ritorno a questo punto ci vogliono circa 3 ore.




 Dalla presa dell'Enel dove la sterrata si conclude, un altro sentiero segnato conduce alle cascate della Morricana in circa 1 ora a 1650 m di quota.



 










In alternativa dal ceppo un sentiero più ripido consente di salire agli Jacci di Verre, al cospetto delle cime più elevate della Laga e di proseguire verso i faggi "torti", faggi modellati dal vento, la Cascata della Cavata o il Pizzo di Moscio.







lunedì 23 luglio 2012

Civitella del tronto gole del Salinello e Campli

A 110 Km, scendendo dal nord Italia in direzione Pescara, si trova Civitella del Tronto e la sua fortezza. Da qui si arriva facilmente alle cittadine di Campli e Campovalanno con la sua necropoli. Per una bella passeggiata si sale attaverso le gole del Salinello.


Fortezza di Civitella del Tronto
Costruita su una collina dai fianchi ripidi sin dal 1255m, la fortezza è un ottimo belvedere sulle Montagne di Campli e dei Fiori, sulle gole del salinello e sulle dolci colline del Teramano.Verso sud è possibile osservare, in assenza di foschia, il Gran Sasso e la Majella


All'interno del complesso, accessibile dopo una ripida salita,  si visitano l'ampia piazza d'Armi, il bastione di San giacomo e il palazzo del Governatore. Le antiche caserme borboniche ospitano un piccolo museo dedicato alla storia della fortezza.














Prima di andar via diamo un occhio ad una strada "incastonata" tra 2 palazzi, la ruetta...


Un saluto alla fortezza ed avviamoci alle gole del Salinello...


 Le Gole del Salinello
 La montagna di Campli e la montagna dei Fiori, rispettivamente di 1720 m e 1814 m, incombono su Campli, Civitella del Tronto e la statale 81 che collega Teramo con Ascoli Piceno. Protette dal 1990 da una Riserva Naturale Regionale di 800 ettari, le gole ospitano l'aquila reale e il falco pellegrino.
Per arrivare alle gole girare al campo sportivo ed andare verso "Ripe" di Civitella.
Il sentiero che percorre il canyon tra Grotta Sant'Angelo e Castel Manfrino è uno dei più suggestivi del teramano. Altri eremi, di difficile accesso, sono situati nella parti alte del vallone.
 La grotta di Sant' Angelo, eremo nel medioevo, è stata frequentata dalla preistoria. Presenza una scala metallica di accesso, che ne toglie il fascino ma ne garantisce la comodità. All'interno spicca una bella statua di San Michele Arcangelo. Dalla base della scalinata, il sentiero che conduce alle gole scende fino al fondovalle, lo attraversa a monte di una bella cascata e poi inizia a salire sulla destra. Fino a Castel Manfrino occorrono 4 ore. L'eremo è un maniero in rovina, costruito sui resti di un castrum romano che sorveglia dall'alto il Salinello e che la tradizione popolare collega al re svevo Manfredi. Consiglio, a chi ha fatto visita alla fortezza, di arrivare solo fino alla grotta ed alla cascata e poi tornare indietro a visitare Campli. A mezz'ora dall'eremo si Stacca sulla destra il sentierino per l'eremo di Santa Maria Scalena, accessibile però solo a chi ha esperienza di arrampicata.
Se si vuole vedere Caltel Manfrino (963) conviene che percorra il breve e facile sentiero che inizia da Macchia del Sole, abitato a motne delle gole, che si raggiunge dalla statale 81 per Garrufo e la strada che attraversa a mezza coste le gole.
Il più spettacolare tra gli eremi, quello di Sant'Angelo in Volturino, si raggiunge invece dalla cava di San Vito, a nord del valico della Croce di Corano, tra Macchia da Sole e Castel Trosino. Anche se ripido, questo percorso è segnato e non presenta particolari problemi. Tra andata e ritorno occorre 1 ora e mezza.






















Bella vista dal Castel Manfrino?


Prima di tornare a casa raggiungiamo Campli, interessante cittadina ricordata a partire dall'894, che conserva le belle chiese di San Francesco (del primo duecento) e di Santa Maria in Platea, che risale invece alla fine del secolo successivo. Da Campli poi si raggiunge Campovalano con la sua necropoli .







Necropoli di Campovalano
Vasta necropoli protostorica impiantata su un terrazzo fluviale, è stata oggetto di scavi a partire dagli anni Settanta.
E' composta da oltre 600 tombe ad inumazione che abbracciano un arco cronologico che va dalla fine dell'età del Bronzo alla conquista romana (anche se le ricerche inducono a pensare che la necropoli celi nel sottosuolo almeno 20 mila tombe).
Le sepolture dell'età del bronzo e della prima età del ferro presentano dei corredi assai ridotti: si tratta in genere di un solo oggetto in bronzo deposto sul torace dell'inumato.
In quelle del VII e VI secolo a. C. è possibile invece osservare mutamenti nell'organizzazione stessa del sito funerario; cambiamenti che riflettono a loro volta le disuguaglianze sociali dell'epoca (ricordiamo che la stratificazione in classi si affermò proprio in questo periodo). Particolarmente esemplificativa, in tal senso, è latomba n. 100 che per dimensioni (lung. m. 4,70, prof. m 1,80 e largh. m 2,8) e per corredo funerario, presenta tutti gli elementi simbolici di uno status elevato. Il defunto sembra infatti appartenere ad un alto grado militare e, non a caso, accanto a lui è sepolto il carro da combattimento.
In questa fase "regia", le offerte dei defunti sono di diversa entità a seconda dell'appartenenza e si osserva la diffusione delle tombe a tumulo (ossia con un circolo di pietra a delimitare un tumulo di terra del diametro che va dai 4 ai 25 metri). 
Nella necropoli di Campovalano, le troviamo divise in due grandi gruppi (occidentale ed orientale) a loro volta articolati in singoli sottogruppi. Una tipica disposizione "a macchia di leopardo" che rispecchia la struttura a gruppi familiari (di tipo gentilizio clientelare) della società.
Comuni alle sepolture di ambedue i sessi sono i servizi di vasi in bronzo o in ceramica fatta a mano che testimoniano la rilevanza dell'ideologia del banchetto, significato simbolico rimarcato anche della presenza di gruppi di spiedi in ferro. Caratteristiche delle deposizioni maschili sono le armi mentre tipici delle tombe femminili sono alcuni strumenti di lavoro legati al cucito, alla tessitura e alla filatura (aghi, rocchetti, fusi e fuseruole).
Nel corso del primo millennio, l'organizzazione della necropoli subisce una vera e propria trasformazione. Dalla fase "monarchica" si passa alle sepolture senza corredo della prima fase repubblicana (metà V, metà IV a.C.) e quindi alle tombe di età ellenistica che sono a fossa e tutte orientate verso sud  (non verso occidente come nelle più antiche). I corredi sono costituiti da vasi in ceramica lavorati al tornio, frequentemente verniciati in nero. Nelle sepolture femminili si rinvengono numerosi strumenti per la cura del corpo come nettaunghie, nettaorecchie, ed anche nelle tombe maschili scompaiono le armi per lasciare il posto a strigli e vasi porta - sabbia, strumenti tipici dell'"uomo atletico".
La necropoli continua ad essere utilizzata fino agli inizi del II sec. a.C. quando la pianura torna ad esser usata a scopi agricoli.
I resti della Necropoli sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Campli.

Prima di tornare alla statale vale la pena ricordare la chiesa di San Pietro, che sorge al margine della piana di Campovalano nei pressi delle rovine di un convento benedettino. Il monumento, ricostruitom all'inizio del Duecento, conserva una torre campanaria in tufo, eleganti sculture lignee policrome e, inglobati nell'edificio, reperti romani come la lastra frontale del sarcofago tardo-romano di Aurelio Andronico di Nicomedia.